Il Museo Santa Caterina

Il Museo Santa Caterina

Una lunga e affascinante storia di rinascita

Se entrando nel Museo cogli l’eco di un accento toscano, non stupirti: è qui che il “buon Gherardo” da Camino, signore di Treviso, ospitò l’esule Dante che spenderà per lui parole di lode nella Divina Commedia e nel Convivio.
Caduto il potere dei Da Camino sotto i colpi della rivolta popolare che si concluderà con l’assassinio del figlio Rizzardo e la fuga di suo fratello Guecellone, il palazzo dato alle fiamme e raso al suolo rimarrà in stato di abbandono per più di trent’anni.
È solo a partire dal 1346 che, sui resti del distrutto palazzo, l’ordine dei Servi di Maria darà inizio all’edificazione del convento e della chiesa dedicata a Santa Caterina d’Alessandria.
Soppresso il convento nel 1772 e cessata ogni destinazione religiosa degli spazi nel 1806, gli edifici, chiesa compresa, furono utilizzati come caserma e magazzini militari. Gravi ed estesi furono i danni alle architetture e alle decorazioni, ingente la dispersione del patrimonio artistico e degli arredi contenuti.
Ma, per un incredibile capriccio del destino, dopo lunghi anni di oblio, saranno proprio i bombardamenti del 1944 e 1945 a segnare la svolta.

Grazie alla determinazione del restauratore Mario Botter, quegli anonimi intonaci che così a lungo avevano celato uno straordinario segreto, verranno rimossi per riportare alla luce il dimenticato tesoro pittorico nascosto da secoli.
È così che per l’antico complesso di Santa Caterina ha inizio una vera e propria rinascita, resa possibile grazie ai restauri avviati per destinare l’intero complesso a sede delle ricche collezioni archeologiche e d'arte antica dei musei civici della città.
Oggi, a celebrare quel momento di esaltante scoperta di Botter, nella piazzetta antistante a lui intitolata c’è un’opera dell’artista Mario Martinelli.
Il complesso di Santa Caterina è un grande invito a guardarsi intorno, per ritrovare ovunque le tracce di questo affascinante racconto attraverso vari tesori:

  • Gli affreschi trecenteschi e quattrocenteschi nella Chiesa sconsacrata, che ospita anche il prezioso Ciclo di Sant’Orsola di Tomaso da Modena datato 1350 circa, proveniente dalla Chiesa di Santa Margherita.
  • La Pinacoteca, nella cosiddetta “manica lunga” al primo piano, Galleria di Arte Medievale, Rinascimentale e Moderna.
  • La Sezione Archeologica al piano terra e al piano interrato, ricca raccolta di reperti che documentano oltre centomila anni di storia del territorio trevigiano, dalla preistoria fino all’epoca Romana.
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